Sabato della IV settimana di Avvento

san Damaso I

«… obbedienza d’amore …».

 Lettura del Vangelo secondo Matteo 21, 28-32

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai capi dei sacerdoti ed agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Catechesi di padre Massimo di Sabato 11 dicembre 2021 – dalla Parrocchia Santa Rita – Milano –  Vangelo del rito Ambrosiano –  Matteo 21, 28-32.

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Lacrime e conversione

Padre Massimo

Lettura del Vangelo secondo Matteo 21, 28-32

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai capi dei sacerdoti ed agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

È questo un Vangelo che stimola dei ricordi, in particolare anche quelli dell’infanzia. Ognuno ricorda la propria famiglia e anch’io ripenso alla mia: i miei genitori avevano due figli, mia sorella ed io e quando mia madre chiedeva qualche cosa, avevamo un atteggiamento diametralmente opposto. Io ero quello che subito diceva: non ho voglia! Poi però diventavo tutto rosso, perché mi vergognavo di quella risposta e alla fine facevo quello mi avevano chiesto. Mia sorella invece diceva subito sì… e poi rimaneva nel sì! Allora io non sapevo nulla del Vangelo, però mi vergognavo e questa cosa faceva sì che mi muovessi dalla mia posizione, che tornassi sulla mia decisione. Quindi non lo facevo ancora per convinzione, non lo facevo per il Vangelo o perché credevo all’Amore di Dio, ma lo facevo per convenienza. Allora io temevo di avere perso quella considerazione che mamma e papà avevano per me, avevo paura che loro perdessero quella stima per me, sapete la mamma è importante… il papà anche!
Quindi non era ancora il Vangelo a muovermi, non ero cambiato per quello, ma era l’inizio. Anche ora che ho la fortuna, la grazia di confessare, capita che quando confesso, succede che alcuni piangano dall’inizio alla fine. Nel confessare i loro peccati, piangono davanti a Dio. Io non sono Dio, ma  se lo fossi direi loro in quel momento come Gesù: Va’ e non peccare più, i tuoi peccati ti sono perdonati …… Devo dire però purtroppo che questa cosa succede sempre meno, non succede più,  perché non ci pentiamo più!
Non c’è più la vergogna, la vergogna può essere una cosa positiva, ma pensate che sforzo che c’è nel mondo per eliminare la vergogna, per fare sì che non ci vergogniamo più, perché i nostri ragazzi non si vergognino. Io mi vergognavo solo a guardare una ragazza, ora si vuole dire che va sempre bene tutto, ma cerchiamo invece di imparare quel pudore, quella riservatezza interiore, impariamo a non parlare sempre di noi a tutti
La vergogna è salutare perché ci muove dentro,   perché fa sì che si metta in moto un processo, fa sì che ci convertiamo.

C’è qualcosa che non va, perché non piangiamo più, non ci pentiamo più, ma dobbiamo capire che il pentimento è una grazia, che le lacrime sono una grazia!
Ma perché le confessioni ora sono delle sedute psicologiche? Ci lamentiamo degli altri, diciamo che ci comportiamo così per colpa di questo, di quello, per la situazione, per come ci trattano, perché i nostri genitori, i nostri nonni, i nostri bisnonni avrebbero fatto questo e quello, per come vivevano… Diamo la colpa ai nostri antenati, al nostro albero genealogico. E basta!
Ma con quanta chiarezza vediamo i peccati degli altri! E invece di vedere e di pentirci dei nostri, ci lamentiamo tutto il tempo perché questo mi ha offeso, quell’altro mi ha offeso, quel sacerdote non mi tratta come tratta gli altri.
Guardate, io non ne posso più di sentire tutti quei discorsi sulla santità e su quanto siamo spirituali. Siamo tutti tanto spirituali! Ma poi non ci pentiamo… Se ci pentissimo veramente dei nostri peccati, la confessione durerebbe un minuto! Ma io ve lo dico: c’è qualcosa che non va!
Noi che ascoltiamo tanta Parola di Dio, noi che veniamo a messa tutti i giorni, noi abbiamo un peso grandissimo sopra di noi!
Noi ascoltiamo tanta parola di Dio, ma poi non ci pentiamo e penso che non ci pentiamo, pur ascoltando tanta Parola di Dio, perché siamo come assuefatti,  perché si è creato come un velo: non passa più la bellezza, l’Amore di Dio, ma ci nutriamo di generici argomenti sulla spiritualità. Diciamo: sì sì mi sono convertito dieci anni fa…
E che hai fatto in questi dieci anni? Come se la conversione fosse fatta a Lourdes o a Medjugorje…. ripeti  sempre quello,  hai fatto tanti digiuni … Ma la conversione è una grazia che dura tutta la vita! Non è vero che ti sei convertito dieci anni fa! Perché dico che non ti sei convertito? Perché oggi non sei convertito! Perché oggi, oggi tu non piangi per i tuoi peccati! Stai pensando ai peccati di vent’anni fa? No oggi, oggi devi sentire quanto è grande la sproporzione tra te e Dio, quanto è grande il Suo Amore, il Suo perdono!!! … Perché tu mi dici sempre che ti sei convertito vent’anni fa? Oggi devi piangere per i tuoi peccati,  oggi devi vivere questa sproporzione!!
E secondo me proprio perché siamo tanto superdevoti, ci siamo assuefatti a quello a cui invece bisognerebbe non assuefarsi mai, che è la Misericordia di Dio! Se tu vivi la Misericordia di Dio, ti viene da piangere! E non ti salta in mente per niente di confrontarti con tizio o con caio! Se tu ti confronti sempre e soffri per questo, significa che la Misericordia di Dio è scivolata fuori di te, non è entrata dentro il cuore. Se entra dentro nel cuore l’Amore di Dio, è perché è quello che ci fa convertire,  capite?
Ci fa convertire il fatto che Dio mi ha amato per primo,  non perché sono bravo. Mi ama per primo, mi ama per primo! Questo Amore così sproporzionato di Dio… eh io mi converto perché entra nel cuore questo misura di Amore che non ha misura!!! Allora sì, io mi converto, mi pento, capite? Ho giudicato quella persona, non me ne importa niente se mi ha fatto del male,  l’ho giudicata io, ho fatto più male io, non ho usato il criterio di Dio! Capite che noi andiamo in casa o andiamo in macchina ore e ore con la testa a pensare: questo mi ha fatto questo o quello mi ha fatto quest’altro…. non ci siamo! Proprio noi che veniamo a messa,  non ci siamo,  non ci siamo. Bisogna pentirsi! E ci si pente se si incontra l’Amore di Dio ! Allora se non ti penti, è perché non hai incontrato l’Amore di Dio e ti sei convinto di essere un bravo spirituale, che parla di Dio agli altri, ma tanto guardate: per me e per voi la prova del nove sono le lacrime sui nostri peccati, la gioia di avere incontrato un Papà buono! E io scoppio di gioia soprattutto perché ho incontrato un Papà buono ed è davanti a questo Papà buono che io mi pento dei miei peccati, mi pento e piango E state tranquilli che non avrete più tempo per avercela con gli altri se incontrate la Misericordia di Dio!

Signore grazie! Grazie! Grazie per questo Vangelo,  grazie perché ci inviti alla conversione, grazie Signore Gesù! Fa’ che io mi vergogni sempre dei miei peccati, lode e onore a Te Signore Gesù!!!

«… l’amico dello sposo …».

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 3, 23-32a

In quel tempo. Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione. Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito.

Omelia di padre Massimo di Sabato 11 dicembre 2021 – dalla Parrocchia Santa Rita – Milano –  Messa Vigiliare di Domenica 12 dicembre 2021 – Vangelo del rito Ambrosiano –  Giovanni 3, 23-32a.

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